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Roma 1 marzo - “Una soluzione condivisa a livello mondiale che va nella direzione di salvaguardare il lavoro dei portuali”. E’ quanto afferma il coordinatore nazionale dei portuali della Filt Cgil Maurizio Colombai, in merito al nuovo contratto internazionale dei marittimi definito tra Itf, l’organizzazione sindacale internazionale dei Trasporti e la rappresentanza mondiale di armatori, agenti marittimi e società di Ship Management, spiegando che “nel contratto che copre oltre 200 mila marittimi, si chiarisce il diritto esclusivo dei lavoratori portuali di effettuare le operazioni portuali di movimentazione dei carichi e delle merci nei porti di tutto il mondo”.
“Come sindacati italiani - spiega il dirigente nazionale della Filt Cgil - siamo decisamente contrari alla liberalizzazione delle autorizzazioni del lavoro in autoproduzione nei porti. Da sempre per noi, come nel contratto di lavoro internazionale del settore marittimo, le operazioni portuali devono essere effettuate esclusivamente da lavoratori portuali. Un’impostazione diversa - sostiene infine Colombai - metterebbe seriamente a rischio la sicurezza degli equipaggi, gli equilibri degli organici dei porti e sottrarrebbe i marittimi dalle mansioni relative alla conduzione e all’ordinaria manutenzione della nave”.

Porti: Sindacati, contrari alla liberalizzazione del lavoro in autoproduzione
Roma 21 febbraio - “Rimaniamo decisamente contrari alla liberalizzazione delle autorizzazioni del lavoro in autoproduzione nelle operazioni marittime e portuali”. E’ quanto affermano unitariamente Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, in merito al regolamento sull’equo accesso alle banchine su cui sta lavorando l’Autorità di Regolazione dei Trasporti e sui cui si stanno esprimendo le associazioni del settore.
“Ci preoccupano le recenti dichiarazioni della neo costituita associazione datoriale AssArmatori - proseguono le tre organizzazioni sindacali - che, in assenza del regolamento ministeriale che regola le concessioni portuali alle cosiddette imprese ex articolo 18 previste dalla legge 84/94 sui porti, creano ulteriore confusione circa le competenze attribuibili sulla materia all’Autorità”.
“Da sempre - spiegano Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti - per noi l’autoproduzione deve essere autorizzata solo nei porti dove non sia possibile avvalersi dei lavoratori portuali, come già ribadito nei contratti di lavoro internazionali del settore marittimo, e comunque l’autoproduzione può essere autorizzata, solo per ogni singola 'toccata', alle navi dotate di mezzi adeguati alle operazioni da svolgere, con personale esclusivamente dedicato all’esercizio di tali operazioni, non fungibile, assunto con libretto di navigazione e aggiunto in tabella minima di sicurezza. Un’impostazione diversa metterebbe seriamente a rischio gli equilibri degli organici dei porti e sottrarrebbe marittimi dal compito, contrattuale e normativo, riferito alla conduzione e all’ordinaria manutenzione della nave”.
Secondo i tre sindacati infine “il sistema di relazioni industriali tra le parti deve saper cogliere i bisogni reali e complessivi, in un contesto in continua evoluzione, incentrando il confronto sul tema del rilancio 'post crisi' e sulle regole contrattuali con il quale svilupparlo. Questo sopratutto alla vigilia del primo incontro per l’apertura formale del negoziato per il rinnovo del contratto nazionale del comparto marittimo, scaduto il 31 dicembre scorso ed in vista del rinnovo di quello dei lavoratori dei porti che scade alla fine del 2018”.